Il kanji dell’anno 2020 scelto dai giapponesi è…

da | 14 Dicembre 2020 | News

Si è tenuta oggi, al Kiyomizudera di Kyōto, la cerimonia solenne che ha rivelato qual è il kanji dell’anno 2020. Il priore del tempio Mori Seihan l’ha tracciato in stile calligrafico su un enorme foglio di carta washi, di fronte a giornalisti e fotografi. Siete curiosi di scoprirlo?

Con il 13, 65% dei voti il kanji vincitore è stato, prevedibilmente, mitsu, che significa “denso, spesso, affollato”, “intimo, vicino” e “segreto”. Questo carattere si riferisce allo slogan sanmitsu 三密, coniato dal governo e reso popolare dalla governatrice di Tōkyō Koike Yuriko, che significa “i 3 affollamenti”. Il termine descrive le 3 situazioni da evitare per prevenire la diffusione del coronavirus nel Paese: luoghi chiusi (mippei 密閉), assembramenti (misshū 密集) e stretto contatto con altre persone (missetsu 密接). La vittoria di questo ideogramma mostra quanto queste precauzioni siano considerate importanti per i giapponesi e quanto siano state prese sul serio.

Al secondo posto si è classificato wazawai 災い, “sventura, calamità”; al terzo posto invece troviamo yamai 病, “malattia, male”. Parole anche queste piuttosto in linea con la situazione attuale del Paese, che rivelano tutta la preoccupazione delle persone per la pandemia.

Quali sono però le origini di questa cerimonia che ha eletto il kanji dell’anno 2020? E i suoi retroscena?
Continuate a leggere per scoprirlo!

Il kanji dell'anno 2020 scelto dai giapponesi

Il priore Mori Seihan mentre traccia il kanji dell’anno 2020. (Kotoshi no kanji)

 

Il Giorno dei Kanji

Il 12 dicembre in Giappone è il Kanji no Hi 漢字の日, il Giorno dei kanji, ovvero gli ideogrammi giapponesi. E durante la giornata di solito viene anche annunciato il carattere più rappresentativo dell’anno corrente. Questa tradizione, chiamata Kotoshi no Kanji 今年の漢字, è nata nel 1995 grazie all’Associazione Giapponese per il Test di Abilità nei Kanji (Nihon kanji nōryoku kentei kyōkai 本漢字能力検定協会), che da allora la ripete tutti gli anni. E nonostante la situazione critica che il Paese sta attraversando a causa della pandemia globale, anche quest’anno non è venuto meno l’appuntamento con la ricorrenza. Tuttavia poiché cadeva di sabato, anziché venir celebrata come di consueto il giorno 12 è stata spostata al lunedì successivo.

Assieme a hiragana e katakana, i kanji costituiscono uno dei sistemi di scrittura della lingua nipponica, il più importante. Infatti se gli altri 2 sono semplicemente sillabari fonetici, in cui ad ogni segno corrisponde solo un suono, gli ideogrammi rappresentano invece la componente di significato delle frasi. Qualunque studente di giapponese lo sa bene: senza conoscerli è quasi impossibile comprendere questa lingua! Non dobbiamo sorprenderci allora che il Giappone abbia dedicato un giorno speciale per celebrarli.

 

I criteri di scelta del kanji dell’anno

Come tutti gli anni, anche questa volta la selezione è avvenuta tramite proposta popolare. Durante il periodo designato per l’invio delle proposte, dal 1 novembre al 6 dicembre, i cittadini di tutto il Paese hanno inviato all’Associazione tramite posta o mail l’ideogramma che ritenevano essere più significativo.

In che modo hanno fatto la loro scelta? Di solito basandosi sugli avvenimenti verificatisi negli ultimi mesi, il cui impatto, positivo o negativo, è stato importante. Non si tratta di una decisione legata al loro vissuto personale, ma su ciò che ha avuto un peso rilevante per il Paese nel suo complesso. Può essere un fatto di cronaca, una vicenda politica, uno scandalo giudiziario, una circostanza cruciale sul fronte internazionale, un disastro naturale, una scoperta scientifica, un nuovo sovrano, e così via. E oltre al kanji, nella proposta devono accludere anche le motivazioni per cui hanno optato per quel determinato carattere.

Dopodiché, una volta scaduto il termine per la raccolta dei candidati, l’Associazione ha provveduto a fare lo spoglio e il conteggio. E il kanji che ha totalizzato il numero maggiore di proposte è stato decretato vincitore.
La calligrafia realizzata verrà poi offerta al tempio, dedicato al bodhisattva Kannon, allo scopo di liberare l’anno ormai che sta finendo dalla negatività e propiziare l’inizio di un nuovo anno più lieto.

 

Perché proprio il 12 dicembre?

Viene spontaneo chiedersi come mai sia proprio questo il giorno dedicato ai kanji. Ha qualche significato particolare? È legato forse a qualche avvenimento storico? In realtà no: si tratta semplicemente di un gioco di parole.

La lingua giapponese, per sua stessa natura, è ricca di parole omofone. Inoltre gli ideogrammi, giunti in Giappone dalla Cina in momenti diversi della sua storia, possiedono quasi sempre più di una lettura, riadattata alla fonetica autoctona. Ciò ha reso davvero semplice creare giochi di parole: si usa un vocabolo con una certa accezione che però si pronuncia anche come un altro di diverso senso, stabilendo così un legame tra i due. Letterati e poeti hanno usato abbondantemente questo stratagemma per aggiungere profondità inaspettate ai propri testi. E lo stesso accade per le ricorrenze: sono numerosi infatti in Giappone i giorni in cui si celebra qualcosa a causa di un’assonanza tra la pronuncia della data e quella di un oggetto, un animale, un concetto.

Nello specifico, la data 12/12 in giapponese può essere letta anche come la frase Ii ji ichi ji いい字一字 , ovvero “una buona parola”. Dunque è stato scelto questo giorno con la speranza che le persone, nel ripensare all’anno che sta finendo, lo associno a un termine positivo.

 

Un anno racchiuso in un ideogramma

E a volte così è stato: guardando i kanji dell’anno delle passate cerimonie, nel 2000 e nel 2016 ad esempio il carattere designato è stato “oro”, celebrativo dei successi olimpici degli atleti giapponesi. Poi nel 2011, sebbene funestato dal terremoto del Tōhoku e dal disastro di Fukushima, vinse “legame”, a ricordare l’importanza dei rapporti con le persone care nei momenti di difficoltà. E pure lo scorso anno, il kanji di “ordine, comando” ma anche “lieto”, in relazione all’ascesa al trono dell’Imperatore Naruhito e al nome della nuova era, trasmetteva il desiderio dei giapponesi dare inizio ad un nuovo capitolo della propria storia. In altre occasioni invece l’ideogramma vincitore non ha avuto purtroppo un significato di buon auspicio. È il caso di quello del 1995, “scossa”, legato al terremoto di Kōbe; o di quello del 2001, “battaglia”, in riferimento all’attacco alle Torri Gemelle e alla guerra in Afghanistan.

 

Scegliere un ideogramma per riassumere un intero anno non è facile, ma è un modo con cui i giapponesi riflettono su ciò che accade attorno a loro e nel mondo. Il kanji dell’anno è allora l’espressione dei tempi che stanno vivendo e di ciò che ne ha influenzato la quotidianità. È un’iniziativa davvero particolare, capace di racchiudere in un solo carattere “l’anima” di 12 mesi, la loro essenza, il loro spirito.

Secondo voi il kanji dell’anno 2020 è quello giusto per rappresentarlo al meglio? E se, prendendo spunto da questa ricorrenza, doveste descrivere com’è stato il vostro 2020 in una sola parola, quale usereste?

 

Fonti

Kanken

Oricon

Autore: <a href="https://hanabitemple.it/author/yuki/" target="_self">Elisa M.</a>

Autore: Elisa M.

Sono piuttosto riservata, perfezionista e con un'anima curiosa: mi piace farmi domande e cercare le risposte. Quasi tutto del Giappone mi interessa e mi appassiona, di cui ho studiato lingua e cultura anche all'università. In particolare ho un debole per la poesia nipponica, così particolare e diversa da quella "occidentale". Sono una lettrice accanita, non solo di romanzi ma anche di fumetti; guardo spesso anime e adoro ascoltare le soundtrack delle serie o dei film che mi piacciono.

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