“La fotografa” di Kenichi Kiriki: Tōkyō (e non solo) formato manga

da | 25 Maggio 2022 | Articoli, recensione

Se dovessi descrivere in poche parole che cos’è La fotografa di Kenichi Kiriki, direi senz’altro: una guida di Tōkyō -ma non solo- in formato manga. Non è il classico fumetto che racconta le vicende di alcuni personaggi, in cui la città si limita a restare sullo sfondo come semplice palcoscenico per la storia. Al contrario, è invece proprio la capitale giapponese, assieme ad altre località, ad avere un ruolo di primo piano. Oggi vorrei quindi parlarvi di quest’opera, giunta a noi in Italia grazie a Hikari Edizioni.

Devo ammettere di averla scoperta per caso, in un grigio sabato dello scorso gennaio, durante il mio appuntamento mensile in fumetteria. Girando tra gli espositori in cerca di qualche nuovo titolo che attirasse la mia attenzione, l’occhio mi è caduto sul volume 2. Dopo averlo sfogliato brevemente mi sono convinta a recuperare il primo numero e a farmi mettere da parte gli altri. Ma vado con ordine. Di cosa parla esattamente questo manga?

I tre volumi di La Fotografa di Kenichi Kiriki

I tre volumi di La Fotografa di Kenichi Kiriki

 

I vagabondaggi di un’aspirante fotografa per le strade di Tōkyō

La mia macchina fotografica registra il presente. Ciò che avviene in questo preciso istante a Tokyo.

Ayumi Yumeji 歩夢路 è una liceale da poco iscritta al club di fotografia del suo istituto. Le vicende si svolgono nel 2012, e precisamente poco prima del completamento della Tōkyō Sky Tree.

La ragazza, armata di macchinetta fotografica a pellicola, si reca in un punto d’osservazione del quartiere Sumida per documentare l’andamento dei lavori della torre. Girovagando nei dintorni, si dirige verso l’ingresso di un parco poco frequentato, un piccolo angolo verde all’interno della metropoli. Qui, una nonna con suo nipote ammirano la torre in costruzione, visibile in lontananza. Decide allora di immortalarli in una foto.

Questo è il primo capitolo de La fotografa di Kenichi Kiriki 憲一桐木 , in originale Tōkyō Shutter Girl

(“La ragazza di Tōkyō con l’otturatore”). È stato serializzato dal 2010 al 2013 nella rivista Shūkan Manga Goraku, di genere seinen, della casa editrice Nihon Bungeisha, raccolto successivamente in 3 tankōbon.

Primo capitolo di La Fotografa di Kenichi Kiriki

Pagine dal capitolo 1 dell’opera

 

Gli scatti di Ayumi documentano incontri e luoghi della città

Non si può parlare di una vera e propria trama: di volta in volta, infatti, Ayumi si reca in una località di Tōkyō e realizza i suoi scatti, raccontando qualcosa del posto.

Spesso è accompagnata da qualche compagno del club, come Tamaki, appassionato di treni e tram, o Mikako, che predilige la fotografia digitale per poter pubblicare le sue foto su internet. In altre occasioni fa incontri casuali, come quello avvenuto con una ragazza straniera in abiti da gothic lolita. O ancora, con un aspirante scrittore abbigliato come un uomo di epoca Meiji (1868-1912). In altre ancora, invece, appaiono membri della sua famiglia.

Pagina dopo pagina, seguendo la protagonista nei suoi vagabondaggi, noi lettori scopriamo assieme a lei scorci di Tōkyō particolari e poco conosciuti. Quartieri, strade, negozi ed edifici che solo nelle guide più dettagliate verrebbero menzionati: luoghi da “veri intenditori”, insomma. Come il ristorante visitato dallo scrittore Natsume Sōseki, autore del romanzo Io sono un gatto, che ha nel proprio menù un piatto a lui dedicato. Oppure, la casa dove ha vissuto la sfortunata autrice Higuchi Ichiyō. E ancora: l’area dove sorgeva il Tokiwa-sō, la residenza in cui vissero tra gli anni ‘50 e ‘60 diversi mangaka esordienti, compreso il “dio dei manga” Osamu Tezuka. E molti altri.

Nel secondo e nel terzo volume ci sono anche delle tappe in altre località, frutto di collaborazioni e viaggi fatti dallo stesso autore.

 

Edificio dei giardini Furukawa (Tōkyō): manga versus realtà

Un edificio dei giardini Furukawa (Tōkyō): confronto tra manga e realtà (foto originale di Nesnad)

 

Assaporare Tōkyō e dintorni un capitolo alla volta

La struttura de La fotografa di Kenichi Kiriki si basa su una successione di capitoli perlopiù autoconclusivi, tutti molto brevi, di circa 5-6 pagine. I dialoghi sono ridotti al minimo. A prendere spazio sono soprattutto i monologhi “fuori baloon” con cui Ayumi, o qualche altro personaggio, spiega le peculiarità del posto in cui si trova.

Nel secondo volume emerge un filo conduttore più evidente; mentre nel terzo, un evento importante per il club di fotografia occupa gran parte delle pagine. Infine, dopo altri due capitoli ambientati fuori Tōkyō, le vicende tornano a svolgersi nella capitale.

Il ritmo narrativo, nonostante la brevità degli episodi, è tutto sommato placido e lento. Non accadono grandi cose, c’è solo un piccolo colpo di scena nel terzo volume, ma in generale tutto scorre in modo molto naturale. Possiamo anche percepire il passaggio delle stagioni, grazie al fatto che i capitoli siano ambientati in diversi momenti dell’anno.

Questa calma mi ha messa a mio agio durante la lettura, mi ha invitata a ind

ugiare sulle tavole, ad ammirarle e a leggere con attenzione. È un contrasto che ho trovato davvero particolare. Della capitale emerge un ritratto pacato, tanto che ho avuto davvero la sensazione di passeggiare in maniera rilassata per le sue strade.

Tōkyō ha la nomea di essere molto frenetica e caotica, ma in quest’opera l’ho potuta “vivere” e sperimentare in maniera leggera e serena. L’ho scoperta a poco a poco, senza fretta, ne ho conosciuto i quartieri e le innumerevoli identità. E ho avuto modo di apprendere molte peculiarità e aspetti interessanti anche degli altri luoghi menzionati.

 

Annotazioni e informazioni su alcuni luoghi del manga

Il manga è fonte di preziose informazioni su molte località del Giappone

 

I personaggi rimangono sullo sfondo

I personaggi sono tratteggiati in maniera essenziale, senza grandi dettagli o indagini precise sulla loro psicologia. Anche su Ayumi, al di là della sua passione per la fotografia, non ci viene raccontato molto. Non ci viene neppure detto da dove nasca questo suo interesse.

Il suo nome, tradotto dal giapponese, rispecchia bene le sue azioni all’interno dell’opera: passeggiare per le strade di Tōkyō e fare foto. Il termine ayumi, infatti, è traducibile con “camminata”, mentre yumeji con “strada dei sogni”. Non è così sorprendente in fondo: nelle opere giapponesi, i nomi dei personaggi sono quasi mai casuali. Spesso infatti hanno un significato in qualche modo legato alle loro caratteristiche.

Dalle azioni della protagonista se ne intuisce la personalità: è una ragazza curiosa e attenta ai dettagli. Immortala la città per puro diletto, ma con diligenza; seppur attraversata da momenti d’incertezza, si impegna per migliorare giorno dopo giorno. Gentile e amichevole, è ancora dubbiosa sulla strada da intraprendere nel futuro. Del suo passato, però, non sappiano nulla; ci viene detto poco anche della sua famiglia. Non assistiamo neppure alla sua vita scolastica al di fuori del club, né la vediamo in contesti casalinghi o in attività che esulino dalla fotografia.

La poca profondità dei personaggi potrebbe far sembrare il manga piatto e banale, ma la cura nelle spiegazioni e gli aneddoti sulle località compensano la loro caratterizzazione labile. Del resto, diventa subito chiaro come il fulcro dell’opera non sia dato dai suoi attori. “A farla da padrone” infatti sono soprattutto Tōkyō e le altre città: sono loro le vere star del manga, e la protagonista che le fotografa non è altro che il pretesto per farcele conoscere.

Se generalmente quindi, un’ambientazione fa da sfondo alle vicende, qui accade il contrario: sono i personaggi a essere di contorno e a servire soprattutto per dare risalto ai luoghi. Si tratta di una scelta che potrebbe far storcere il naso. Anch’io, dalla mia, confesso che avrei voluto conoscere un po’ meglio Ayumi e gli altri!

 

Un finale sospeso

Una grande debolezza de La fotografa di Kenichi Kiriki, è a mio avviso il finale. O meglio, la sua assenza. L’opera infatti non presenta una vera conclusione: anche l’ultimo episodio continua a mostrare altri scorci della metropoli, e non c’è notizia di ciò che avverrà dopo. Compare solo un piccolo suggerimento in una vignetta precedente, una sorta di “anticipazione” del futuro di Ayumi. Non viene detto però nulla in modo chiaro ed esplicito. Si tratta, nel momento della narrazione, ancora di un’ipotesi molto lontana dal concretizzarsi.

Insomma, si arriva alla fine con una sensazione d’incompiutezza. Più che concluso, il manga sembra piuttosto interrotto. Ho persino pensato che mancassero delle pagine, ma confrontandolo con un’anteprima gratuita della versione giapponese, reperita online, non ho trovato differenze.

Devo ammettere che questa mancanza di un finale vero e proprio mi ha lasciata un po’ insoddisfatta. Poi, per com’è scritto il capitolo conclusivo, nulla lasciava intendere che fosse l’ultimo. Credo che l’autore avrebbe potuto continuare ancora, proprio in virtù della struttura a episodi che contraddistingue il manga.

Riflettendoci però, e ripensando al fatto che più che i personaggi ad aver importanza sono i luoghi, forse non avrei dovuto sorprendermi tanto. Kirichi forse ha semplicemente smesso di disegnarne altri. Scelta legittima, eppure mi chiedo se avesse deciso questo finale fin dall’inizio, o se piuttosto sia stata la conseguenza di altre ragioni sopraggiunte in corso d’opera.

 

Lo spin-off de La fotografa di Kenichi Kiriki

Gli accenni d’intreccio mi avevano fatto pensare che, gradualmente, si stesse sviluppando man mano una trama più definita. Credevo che ci fosse ancora molto da dire e mostrare al lettore. E un po’ mi ero affezionata ad Ayumi: avrei voluto sapere di più su di lei e sugli altri personaggi. Avrei voluto seguirla ancora in giro per Tōkyō e nel suo percorso di crescita come fotografa e come persona.

Due anni dopo l’uscita dell’ultimo capitolo de La fotografa, nel 2015, l’autore anziché pubblicare nuovi capitoli si è dedicato a uno spin-off con una protagonista differente, Kana Natsume 花菜夏目. Il manga, intitolato Kanazawa Shutter Girl 金沢シャッターガール (“La ragazza di Kanazawa con l’otturatore”), è inizialmente apparso nella rivista specializzata di fotografia Shutter Magazine. In seguito è stato serializzato nella rivista Hontō ni atta yukaina hanashi dal 2015 al 2017, e poi è stato riunito in un unico tankōbon. Mi auguro che Hikari Edizioni lo porti da noi, come piccola consolazione del finale mancato dell’opera principale.

 

Copertina del volume giapponese Kanazawa Shutter Girl

Copertina del volume giapponese Kanazawa Shutter Girl

 

Disegni morbidi e approfondimenti sulle tecniche fotografiche

I disegni del manga hanno un tratto fresco, molto morbido e realistico, davvero gradevole a vedersi. E, com’è del resto naturale aspettarsi in un’opera di questo tipo, i fondali estremamente curati ricreano molto bene le località che vengono mostrate. Anche gli apparecchi fotografici che utilizzano i personaggi sono rappresentati con grande precisione. La presenza di tante spiegazioni fa sì che le tavole siano molto ricche, forse talvolta anche troppo “affollate”. Spesso le scritte non sono facili da leggere, stagliate su immagini così piene di dettagli.

Alla fine di quasi tutti i capitoli sono presenti le note dell’autore, appassionato e praticante amatoriale di fotografia, in cui racconta le proprie esperienze e i propri ricordi. E, a corredo, ogni tanto c’è anche un piccolo riassunto dei posti principali che vengono menzionati, con ulteriori informazioni.

Nel secondo numero ci sono alcuni approfondimenti sulle tecniche fotografiche a cura della fotografa professionista Yuriko Omura (1983-), che ha anche un cammeo in un capitolo (se siete curiosi su di lei, ecco il suo profilo Instagram yurichayuricha). Si tratta di piccole dritte e curiosità, nulla di troppo specialistico, ma che ho trovato interessanti.

Nel terzo invece, proprio alla fine, compare un’autentica leggenda sulla fotografia nipponica, Tsuneko Sasamoto 恒子笹本 (1914-), la prima donna fotoreporter del Giappone. E anche la più longeva! All’epoca dell’uscita del manga aveva 99 anni, ed è ancora in vita. Una personalità che ha attraversato la storia recente del Paese e che ha continuato a catturarla con i suoi obiettivi fotografici, contribuendo a documentarla.

Dettagli dal capitolo 22 di La Fotografa

Dettagli dal capitolo 22

 

 

I commenti all’opera

Il primo volume de La fotografa di Kenichi Kiriki è impreziosito dalla postfazione di Rumiko Tezuka るみ子手塚 (1964-), figlia del sopracitato “dio dei manga”, che nel 2017 è diventata moglie dell’autore. Nelle sue parole racconta come l’ha incontrato, e le sue impressioni entusiastiche sull’opera.

Spesso si dice che i manga di mio padre emanino una musica. Ebbene, ne La fotografa possiamo percepire la qualità dell’aria, l’odore del vento, i mormorii e i rumori, la temperatura e l’umidità dei luoghi. Possiamo cogliere tutto ciò, forse ancor meglio di quanto potrebbero evocarci delle fotografie…

A chiudere il secondo volume invece sono le parole di Risa Yoshiki りさ吉木 (1987-), modella, attrice e cantante che è venuta a conoscenza dell’opera grazie a un suo fan.

Adoro l’immagine di Ayumi che cammina per le strade della vita con la sua macchina fotografica a tracolla, incontrando una moltitudine di persone così diverse fra loro.

Il terzo invece è commentato da Herbie Yamaguchi ハービー・山口 (1950-), fotografo di professione (date un’occhiata al suo sito ufficiale, e al suo profilo Twitter), che da studente fu presidente del club fotografico della sua scuola.

Viviamo in un mondo e in un’epoca in cui tendiamo a perdere i nostri sogni e le nostre speranze e, a mio giudizio, sono la semplicità e la schiettezza dei personaggi del racconto a toccare i lettori. Per chi, come me, ama la fotografia, un manga che abbia per soggetto un club di fotografi in erba è una vera manna dal cielo.

 

L’edizione italiana del manga e la trasposizione cinematografica

I volumetti italiani de La fotografa di Kenichi Kiriki sono abbastanza buoni: hanno la sovraccoperta lucida, la carta non è giallastra, l’inchiostro non appare in trasparenza e non macchia le mani. Le pagine che in origine erano a colori sono state rese nei toni del grigio. Il prezzo è un po’ altino rispetto al costo medio dei volumi di altre case editrici, ma ancora accessibile. Ai collezionisti farà piacere sapere che ad aprile è uscito anche il box contenente tutti e tre i volumi.

Una piccola nota di demerito è per me la scelta, nella traduzione italiana, di non utilizzare il metodo di trascrizione Hepburn per le parole giapponesi. Dunque nei testi appaiono trascrizioni come “Tokyo” e non “Tōkyō”, “Soseki” e non “Sōseki”, “Kanda Myojin” al posto di “Kanda Myōjin”, e così via. Lo stesso nome dell’autore è scritto come “Kenichi” anziché “Ken’ichi”, come sarebbe invece più corretto. Sembrerà una piccolezza, ma in opere come questa dove appaiono nomi di luoghi reali, ritengo che sarebbe stato un valore aggiunto tenerne conto e offrire una trascrizione più fedele.

Questo manga è stato anche trasposto in un film live action nel 2013, suddiviso in 3 parti. Ognuna è diretta da un regista diverso: Makoto Tezuka, altro figlio del “dio dei manga”, Motoyuki Kobayashi e Kōtarō Terauchi. Ayumi è interpretata da 3 attrici differenti: Aoi Natsume, Mirei Tanaka e Takemi Fujii. Sfortunatamente però il film è inedito in Italia.

 

Cover del live action "Tōkyō Shutter Girl"

Cover del live action “Tōkyō Shutter Girl”

 

In conclusione, il mio giudizio su La fotografa di Kenichi Kiriki è positivo: anche se con qualche riserva per il finale mancato, ho apprezzato la sua delicatezza. Tirando le somme tra pro e contro posso dire di consigliarlo: lungo i tre volumi abbiamo l’occasione di viaggiare un po’ in giro per il Giappone e la sua capitale in un momento in cui ancora non ci è possibile farlo. È un manga da assaporare con calma ogniqualvolta avvertiamo la nostalgia, o il desiderio, del Sol Levante e di Tōkyō.

 

Fonti

桐木憲一 – Wikipedia

 

Revisione a cura di Silvia C.

Autore: <a href="https://hanabitemple.it/author/yuki/" target="_self">Elisa M.</a>

Autore: Elisa M.

Sono piuttosto riservata, perfezionista e con un'anima curiosa: mi piace farmi domande e cercare le risposte. Quasi tutto del Giappone mi interessa e mi appassiona, di cui ho studiato lingua e cultura anche all'università. In particolare ho un debole per la poesia nipponica, così particolare e diversa da quella "occidentale". Sono una lettrice accanita, non solo di romanzi ma anche di fumetti; guardo spesso anime e adoro ascoltare le soundtrack delle serie o dei film che mi piacciono.

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