Le statue di Jizō, il protettore di viaggiatori e bambini

da | 2 Febbraio 2021 | Articoli

Camminavo lungo il fiume Daiya, nella pittoresca città di Nikkō, quando mi sono imbattuta per la prima volta nelle statue di Jizō 地 蔵.

Due escursionisti del luogo che si dirigevano verso il torrente avevano catturato la mia attenzione. C’era un cartello, in prossimità del ponte, che indicava un sentiero poco distante e di facile percorrenza: spinta dalla curiosità, ho deciso anch’io di incamminarmi.

Ben presto mi sono ritrovata in compagnia di una serie di statue, in fila l’una dietro l’altra, tutte vestite di rosso. Ancora non sapevo chi o cosa fossero, ma il loro volto mi era quasi familiare e mi ricordava quello sereno e cordiale di vecchi amici. Le loro mantelle scarlatte conferivano loro un’aria proprio buffa. Ricordo di aver pensato: perché mai in Giappone si usa vestire le statue di pietra?

Ho deciso allora di indagare un po’ su queste bizzarre figure ed è così che ho conosciuto Jizō. È uno dei bodhisattva più amati e apprezzati del Paese, il protettore dei viaggiatori e dei bambini.

Statue di Jizō a Nikkō

Statue di Jizō a Nikkō.

 

Chi è il bodhisattva Jizō?

Per provare a conoscere un po’ più a fondo questa figura così enigmatica, bisogna partire dal concetto di bodhisattva. Si tratta di un aspirante Buddha che, una volta raggiunta l’Illuminazione, decide di rinunciare al Nirvana rimanendo nel mondo per aiutare gli altri. Jizō appartiene a questa categoria, ma le sue origini devono essere ricercate al di fuori dei confini giapponesi.

Egli, difatti, è la versione nipponica del bodhisattva Kṣitigarbha, dal sanscrito “tesoro della terra”, che era venerato principalmente dai buddhisti dell’Asia orientale. È arrivato in Giappone attraversando l’India, la Cina e la Corea; è stato – ed è tutt’ora – spesso associato al regno terrestre. Si prende cura di tutte le creature viventi ed è perciò considerato una figura familiare, cordiale e accessibile da tutti.

 

Le statue di Jizō guidano i viaggiatori

Tuttavia, una volta giunto nel Sol Levante, Jizō ha surclassato di fatto il kami shintoista di nome Dōsojin 道祖神. Conosciuto anche come Sae no Kami 障の神, e rappresentato di solito nella forma di “coppia di statue” poste ai confini o agli incroci delle strade, era l’originaria divinità tutelare dei viandanti, dei pellegrini e in generale di tutti coloro che si trovavano a transitare per un certo luogo. Jizō in Giappone ha finito per assumerne le caratteristiche, diventando il nuovo protettore dei viaggiatori.

Ecco spiegato il motivo per cui mi è capitato di incontrarlo così spesso durante il mio viaggio! Mi piace pensare che mi stesse proteggendo davvero, passo dopo passo. Le sue statue sono una presenza costante che ci affianca lungo i bordi delle strade, negli incroci, o presso i templi, al confine tra luoghi fisici e spirituali.

Scommetto che la maggior parte di voi l’avrà visto almeno una volta all’opera, nel suo ruolo di custode dei viandanti. Quanti di voi hanno guardato il film d’animazione “Il mio vicino Totoro” (Tonari no Totoro となりのトトロ) ? Avete presente quando la piccola Mei si perde per andare a trovare la madre? Insieme alla sua pannocchia si mette a sedere proprio a fianco di una statua di Jizō. Oppure ancora, quando Mei e Satsuki vengono sorprese dalla pioggia e trovano riparo in un casupola proprio del bodhisattva.

 

Il protettore dei bambini

In aggiunta, questo monaco si prende cura anche dei bambini e di quei figli che purtroppo non sono mai venuti al mondo, perché nati morti o mai nati. I Dōji Jizō 童子地蔵, ovvero le statue in pietra di Jizō nella forma di bambino, sono usati molto spesso anche come memoriale per i piccoli prematuramente scomparsi. Il forte legame che unisce Jizō agli infanti è ben esplicitato nei rituali che prendono il nome di Mizuko Kuyō 水子供養, “riti funebri per i bambini d’acqua”.

Queste “statue-memoriale” sono facilmente riconoscibili, poiché contengono le iscrizioni con i nomi postumi dei defunti: terminano con –dōji quelli dei maschietti e –dōnyo quelli per le femminucce. Di solito, come dono a queste piccole anime, è usanza portare presso le statue, giocattoli, frutta o caramelle.

Data la complessità e la delicatezza del tema, preferiamo non approfondire ulteriormente l’argomento, che troverà sicuramente spazio in articoli futuri.

Statue di Jizō lungo il fiume Daiya

Statue di Jizō lungo il fiume Daiya, presso il sentiero Kanmangafuchi.

L’iconografia delle statue di Jizō

In Giappone Jizō viene raffigurato in moltissimi modi diversi, tanto che quasi in ogni luogo sono presenti sue statue a cui sono attribuite specifiche funzioni salvifiche. Tra i ruoli che può assumere, c’è ad esempio quello di protettore delle case, quello “dai piedi infangati” per l’aiuto nei campi, o di colui che ripristina la vista. Oppure ancora quello che cura i problemi dentali o che aiuta a piantare il riso…come avrete capito, l’elenco è molto lungo!

Tuttavia, la sua rappresentazione più diffusa è quella in piedi o seduta nella posizione del loto. Nella mano destra stringe lo shakujō 錫杖 (“bastone a sonagli”), un tipico bastone monacale con 6 anelli sulla cima. Esso ha la funzione di avvertire insetti o piccoli animali del proprio arrivo, di modo che non vengano calpestati. Nella mano sinistra, invece, regge un gioiello chiamato Cintāmaṇi che, secondo la tradizione buddhista e induista, ha il potere di esaudire qualsiasi desiderio. I suoi lineamenti, spesso dolci, a tratti “infantili”, ricordano quelli dei bambini di cui è protettore. Le sue statue sono quasi sempre ricavate e scolpite nella pietra, materiale venerato e associato fin dai tempi antichi alla protezione.

Non dovete sorprendervi, poi, di vedere i Dōji Jizō con indosso mantelline, bavaglini e piccoli cappelli lavorati a maglia di colore rosso. Secondo una credenza popolare giapponese, questo colore ha il potere di allontanare demoni e malattie.

Come mai le sue statue ci appaiono così spesso vestite? Il motivo risiede nel fatto che i giapponesi credono che vestire le rappresentazioni del monaco offra loro la possibilità di interagire direttamente con lui.

 

Jizō è parte integrante della vita quotidiana

La figura di Jizō è una presenza costante nella vita dei giapponesi e forse è proprio per questo che è così popolare nel Paese. Imbattersi nelle statue che lo ritraggono è molto più semplice di quanto non si pensi. Gli angoli dei quartieri, le strade o gli incroci, come vi abbiamo già accennato, sono solo alcuni dei luoghi in cui possiamo trovarle. Non è difficile, infatti, scorgere alcune sue rappresentazioni anche vicino alle macchinette delle bibite, in piccoli negozi, o addirittura tra due carreggiate. Sono pressoché infiniti i luoghi dove vi sarà possibile ammirare le sue sculture, poiché egli è parte integrante della vita quotidiana e del tessuto sociale del popolo nipponico

Facendo un po’ di attenzione vi accorgerete della miriade di piccoli santuari che custodiscono al loro interno le statue del bodhisattva Jizō. Le persone vi passano davanti mentre vanno al lavoro, al ristorante o a scuola, si fermano un attimo, rendono omaggio e ritornano alla loro routine.

Trittico Ryōen Jizō presso il tempio Hasedera

Le tre piccole statue conosciute come Ryōen Jizō del tempio Hasedera. (OiMax on flickr)

I luoghi in cui ammirare le statue di Jizō

Di seguito vi propongo un elenco di alcuni luoghi in cui è trovare le sue raffigurazioni.

Templi 

Le “case” per eccellenza di Jizō sono i templi buddhisti. Sono tantissimi i templi che meriterebbero una visita, ma al momento mi limito a consigliarvene tre che, secondo il mio parere, sono davvero suggestivi!

Partiamo dal tempio di Hasedera 長谷寺 a Kamakura, una cittadina ricca di storia sita nella prefettura di Kanagawa. Dall’impeccabile estetica, incorniciato da un verde rigoglioso, il tempio ospita una miriade di statuette di Jizō. Proprio accanto al piccolo Jizōdō, la sala contenente un’immagine del bodhisattva, ce ne sono altre (a centinaia!) apposte dai genitori che hanno perso i loro piccoli. Queste statue rimangono sul posto per circa un anno, dopodiché vengono rimosse per far spazio alla nuove arrivate. Si stima che negli ultimi 70 anni ne siano state portate più di 50.000.

Iconico è poi il trittico delle piccole figure sorridenti, chiamato Ryōen Jizō 良縁地蔵, composto da tre statue in versione bambino con le mani in preghiera raccolte al petto. Collocate sopra una pietra, in un caratteristico giardino alla giapponese e circondate di muschio e bambù, sono veramente molto kawaii!

Spostandoci nella capitale Tōkyō, sono due i templi di cui voglio parlarvi: il Zōjōji 増上寺  e il Jōmyōin 浄名院.

Il primo, mausoleo della famiglia Tokugawa, sorge accanto alla Tōkyō Tower 東京タワ, nel quartiere di Shiba. Sulla destra, il Sentai Kosodate Jizōson 千躰子育地蔵尊, ospita più di mille statue del bodhisattva Jizō in fila, vestite di rosso e accompagnate da girandole colorate, in ricordo di bambini non nati. L’effetto che creano ci dona una quiete assoluta.

Il Jōmyōin 浄名院 è situato invece a nord del parco di Ueno, ed è famoso per ospitare ben 20.000 statue del bodhisattva: uno spettacolo davvero unico! Si narra che, nel 1876, un monaco di nome Myōun avesse fatto voto di installare 1000 statue di pietra in onore di Jizō. Una volta raggiunto il suo obiettivo, però, non si fermò lì, decise di arrivare addirittura a 84.000! Questo numero è simbolico nella tradizione buddhista: in genere è infatti utilizzato per esprimere l’idea di “moltissimo”. L’obiettivo di Myōun era quindi molto più che ambizioso: era senza fine. Ecco perché, ancora oggi, anche se le statue sono in numero di circa 25.000, vengono ugualmente conosciute come gli “84.000 Jizō”.

Giardini

Accanto alle statue più austere dei cimiteri, i giardini dei templi ne custodiscono altre, di genere diverso, che in una parola possiamo definire kawaii.

Oltre al Ryōen Jizō dei giardini di Kamakura, vorrei parlarvi del Sanzenin 三千 院, tempio della città rurale di Ōhara, a circa un’ora da Kyōto. I suoi giardini sono particolarmente conosciuti per le magnifiche ortensie che sbocciano in estate e per gli aceri autunnali. In questo paesaggio, nascoste qua e là nel muschio, spuntano piccole statue di Warabe Jizō わらべ地蔵, “Jizō bambino” La mia preferita in assoluto vede due figure attigue del bodhisattva, una che appoggia dolcemente la testa sulla spalla dell’altra. I loro corpi sono per la maggior parte ricoperti di muschio, ma la serenità e la pace che trasmettono arriva dritta all’anima.

Tornando ai vicoli dell’antica capitale imperiale Kyōto, non potete perdervi la visita ai giardini del tempio Enkōji 圓光寺, nella parte nord-orientale della città. Situato ai piedi del monte Hiei, è particolarmente suggestivo durante il momiji 紅葉 autunnale, quando gli alberi si tingono di rosso. Il giardino ospita un grazioso laghetto e molti aceri, ed è sotto i loro rami che un piccolo Jizō appare sorridente, con le mani al volto e gli occhi vivaci.

Luoghi suggestivi poco visitati

Jizō tuttavia si nasconde anche nei luoghi meno conosciuti, come ad esempio nella prefettura di Chiba, vicino alla baia di Tōkyō. Qui, il monte Nokogiriyama ospita uno dei Buddha più grandi del Giappone; nelle vicinanze, un’imponente statua di Jizō, è circondata da tantissime sue riproduzioni in miniatura. L’effetto che si crea è sbalorditivo: una marea di piccoli Jizō bianchi e rossi si fanno custodi delle preghiere dei visitatori. Man mano che invecchiano, vengono raccolti in un mucchio per lasciare spazio a quelli che verranno.

E come vi ho raccontato all’inizio di questo articolo, mi sono imbattuta per la prima volta in Jizō a Nikkō, cittadina di montagna a nord di Tōkyō. Stavo facendo una passeggiata lungo la gola chiamata Kanmangafuchi 憾満ヶ淵, un sentiero tranquillo e poco battuto che si snoda a fianco del torrente Daiya. Qui, a farti compagnia oltre allo scroscio dell’acqua, ci sono circa 70 statue in pietra del monaco in fila uno dopo l’altra. Le sculture, chiamate Narabi Jizō 並び地蔵 ovvero “Jizō allineati” per il modo in cui sono posizionate, volgono lo sguardo al fiume.

 

Ora che conosco la storia di Jizō mi accorgo che ciò che più mi ha sorpreso è stato comprendere come egli sia realmente vicino alle persone nel loro quotidiano. Piuttosto che come entità religiosa, i giapponesi lo considerano al pari di un amico su cui poter fare affidamento sempre.  È per questo che mi piace pensare che le sue statue lungo il fiume mi stessero davvero accompagnando durante la mia escursione. 

Forse quell’incontro non è stato del tutto fortuito, forse qualcuno mi stava guidando e proteggendo…chissà…

In Giappone c’è una linea sottile che divide e collega il mondo spirituale con quello reale e questa è senz’altro una delle cose che più amo di questo Paese.

 

FONTI

Blog “Jigsaw Japan

Blog “Hatena Blog

Alīse Eishō Donnere “Finding a Place for Jizō: A Study of Jizō Statuary in the Buddhist Temples of Sendai” – Japanese Journal of Religious Studies, Vol. 46, No. 2 (2019), pp. 151 – 156; 163

Jan Chozen Bays, “Jizō Bodhisattva guardian of children, travelers & other voyagers”, Shambhala publication 2002

 

Revisione a cura di Silvia C.

Autore: <a href="https://hanabitemple.it/author/jessica-valli/" target="_self">Jess</a>

Autore: Jess

Innamorata fin da piccola degli anime giapponesi, ha scoperto di amare profondamente questo Paese durante gli anni dell'università. Divoratrice di libri, appassionata d'arte scrive per Hanabi di una delle sue più grandi passioni: il viaggio.

1 commento

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