Regole per visitare un luogo sacro in Giappone

da | 1 Marzo 2022 | Articoli, turismo

Durante il vostro viaggio in Giappone vi capiterà sicuramente di visitare qualche santuario o tempio. Del resto sono disseminati ovunque e alcuni sono anche le principali attrazioni della zona.
Recarsi al loro interno è sempre molto suggestivo, ma ci sono delle regole da rispettare per visitare un luogo sacro in Giappone? Ovviamente sì.

Anche se li ammiriamo da semplici turisti infatti non dobbiamo dimenticare il loro scopo religioso. I santuari sono shintoisti e si riconoscono per il torii vermiglio all’ingresso; i templi invece sono buddhisti, possiedono grandi bruciatori d’incenso e statue di Buddha. Spesso però tra i due non c’è una differenza netta: i santuari al loro interno possono avere anche templi e viceversa. In ogni caso, che siate credenti o atei, cristiani, ortodossi o di altre fedi è importante dare loro il rispetto che meritano.

Ecco allora qualche suggerimento che vi consiglio di seguire.

Ingresso con torii e mon al santuario di Enoshima

Ingresso con torii e mon al santuario di Enoshima (Aimaimyi, Wikipedia)

Adottate le buone maniere

Nel visitare un luogo sacro in Giappone è bene comportarsi con decoro e tranquillità. Non esiste un codice di abbigliamento specifico, ma è gradito vestirsi in modo adeguato al contesto. Il consiglio è quello di indossare una t-shirt che copra le spalle e pantaloni/gonne al ginocchio. Altre regole per visitare un luogo di culto prevedono che ci si debba togliere le scarpe quando richiesto, che si parli a bassa voce come quando si entra in una chiesa e che si eviti di mangiare o di portare spuntini. C’è da considerare, inoltre, la proverbiale precisione dei giapponesi. Cercate quindi di non disturbare gli altri visitatori e, in presenza di code davanti a una statua o per recarsi alla fontana e purificarsi, siate pazienti e seguite ordinatamente la fila.

Togliere le scarpe prima di salire sul tatami

Per esempio, bisognerà toglierle prima di salire sul tatami (calamity_sal)

 

Attenzione alle foto

Fotografare è spesso consentito all’esterno di templi e santuari. Qui potrete sbizzarrirvi a scattare foto e farvi selfie, come d’altronde fanno tutti i giapponesi. Io l’ho trovata un’ottima occasione per catturare qualche scorcio di vita nipponica in un contesto davvero suggestivo. Diverso è per l’interno degli edifici, dove difficilmente è consentito l’uso della macchina fotografica. Controllate sempre i segnali di divieto e, se non siete sicuri, chiedete al personale del tempio prima di scattare foto in maniera inappropriata.

Anche far partire inopportunamente il flash, com’è successo al turista accanto a me, vi attirerà un sacco di occhiatacce. Se vi trovate al cospetto di qualche cerimonia o rito religioso, non disturbate cercando di attirare l’attenzione o per scattare la foto perfetta. Capisco la frenesia, io stessa sono stata così fortunata da assistere a un matrimonio shintoista, ma bisogna sempre rispettare il momento: ce lo godremo meglio noi e gli altri.

Inoltre, la tradizione vuole che, se siete malati, avete qualche ferita aperta o siete in lutto sarebbe meglio rimandare il giro al santuario. Queste infatti sono tutte circostanze considerate cause di impurità. Tuttavia, oggi i maggiori santuari seguono regole molto meno rigide e, di conseguenza, l’astensione alla visita è lasciata alla sensibilità della singola persona. Più di una volta mi è capitato di vedere persone malate recarsi al santuario, proprio a pregare per la loro guarigione.

Santuario shintoista

Esempio di santuario shintoista, jinja (Olivier Bruchez – Flickr)

 

L’ingresso al santuario e al tempio in Giappone

I santuari shintoisti, chiamati jinja, sono facilmente riconoscibili. Se non dal vivo, sicuramente in qualche manga, anime o profilo Instagram avrete scorto la sagoma rossa sgargiante del torii, il portale sacro che ne segna l’ingresso. I templi buddhisti, chiamati otera, presentano invece un ingresso più imponente – una sorta di cancello provvisto di un tetto chiamato mon. Ai lati sono ospitate le statue delle divinità protettrici, la cui funzione è cacciare gli spiriti malvagi. Ho ancora impresso nella mente il momento in cui mi sono trovata davanti al tempio Todaiji: mi ha trasmesso un senso di maestosità indescrivibile.

L’atto di visitare un santuario è detto sanpai e inizia con un inchino rispettoso al torii, come segno di saluto alla divinità. È consuetudine non attraversarlo precisamente al centro, spazio riservato al passaggio del kami. Se mai vi capiterà, fate caso a questo dettaglio e mantenetevi dunque leggermente più a destra o sinistra. Inoltre, come avviene quando si entra in una chiesa, togliersi il cappello o altri copricapi è considerato un gesto di riguardo. Questa regola va rispettata anche mentre si percorre il sandō, il sentiero dell’adoratore, che conduce al santuario.

Purificarsi con l’acqua

Alla fine del percorso troverete ad attendervi una sorta di fontana, chiamata temizuya, che serve a purificarvi prima di entrare mediante il lavaggio di mani e bocca. Se volete cimentarvi in questo rito, ecco come dovete procedere:

  • Impugnate il mestolo hishaku con la mano destra, prendete dell’acqua dalla fontana e versatene un po’ sulla mano sinistra.
  • Passate il mestolo nella mano sinistra e fate la stessa cosa.
  • Con il mestolo nella mano destra, versate un po’ d’acqua nella sinistra e sciacquatevi la bocca. Ovviamente l’acqua non deve essere bevuta, deve solo bagnare le labbra.
  • Girate il mestolo in posizione verticale, così che l’acqua rimasta all’interno sciacqui il manico. Assicuratevi di svuotare completamente il mestolo e riponetelo al suo posto, rivolto verso il basso. L’acqua non va fatta ricadere all’interno della vasca, bensì dentro al canale di scolo che la circonda.

 

Temiyuza

La fontana purificatrice: Temiyuza (YELLOW Mao. 黃毛, Photographer – Flickr)

Quando sono andata in Giappone, naturalmente, non avevo imparato a memoria questi gesti. Mi sono tranquillamente messa a osservarne l’esecuzione, per poi cimentarmi nel mio goffo (ma abbastanza corretto) tentativo. Lo ammetto, ero veramente soddisfatta! Purtroppo, mi è capitato anche di vedere turisti che usavano l’acqua del temizuya per riempirsi bottiglie da bere o addirittura per lavarsi. Queste cose vanno assolutamente evitate, non solo per rispetto ma anche per educazione.

L’ingresso al tempio, invece, non richiede un simile cerimoniale. Bisogna semplicemente inchinarsi mentre si oltrepassa il portale, come segno di reverenza a Buddha.

 

Il momento della preghiera

Una volta arrivati all’altare si può pregare il kamiSe volete esprimere un desiderio o dire una preghiera anche se non è la vostra religione, sentitevi pure liberi di farlo. Io stessa, quando ho avuto occasione, non mi sono tirata indietro. Comunque sia, nei santuari shintoisti la preghiera vera e propria segue uno schema preciso.

Per prima cosa inchinatevi di fronte alla cassetta devozionale saisenbako, dove offrirete una monetina: meglio se da 5 yen, perché porta fortuna. Una volta fatto tirate energicamente la corda per far suonare la campana, così da richiamare l’attenzione dei kami. Fate due inchini profondi e battete sempre due volte le mani. Formulate in silenzio la vostra preghiera e terminate con un inchino.

momento di preghiera in un santuario shintoista

Persone in preghiera presso un santuario ( Magalie L’Abbé – Flickr)

Nei templi buddhisti la cerimonia della preghiera non risponde a regole tanto rigide, ma è bene agire sempre con rispetto. Una volta giunti all’altare, è usanza bruciare dell’incenso osenko. Fate attenzione a non accenderlo con la fiamma di un altro bastoncino: si dice che, così facendo, attirereste i peccati del suo proprietario. Poi, potete aspettare che la fiamma si estingua da sé o agitare voi la mano per farla spegnere (non soffiate, mi raccomando!). Dopodiché, ponetelo nell’apposito bruciatore. Il fumo è considerato purificatore e dalle proprietà curative, quindi respiratene un po’. Infine, unite le mani per una preghiera, sempre in silenzio.

 

Dopo la preghiera

Se date un’occhiata nell’area del luogo di culto sia dei templi che dei santuari, troverete sicuramente le bellissime tavolette votive dette ema. I visitatori vi scrivono sopra le loro preghiere e i loro desideri, per poi appenderle ad apposite rastrelliere. Ancora adesso mi pento di non averne presa una ma, non conoscendo il giapponese, l’idea di scriverci in italiano non mi piaceva per niente. Spesso sono realizzate in legno o carta e ce ne sono davvero di qualunque forma: sakura, cervo, volpe, tutte veramente suggestive.

Rastrelliera con tavolette ema

Rastrelliera con tavolette ema (Foto di Jessica Valli)

 

Troverete poi anche gli omikujii, delle strisce di carta contenenti una predizione divina che vi regaleranno perle di saggezza nei vari ambiti della vita quotidiana. Sono una sorta di oracolo cartaceo, e se il responso dovesse essere negativo, annodatelo ad un albero di pino (matsu) o a una recinzione metallica. In questo modo lascerete la sfortuna lì ad “aspettare” (matsu), anziché portarvela dietro.

Vi do un anche un altro consiglio: prima di incamminarvi verso casa, comprate un omamori al chiosco del santuario o del tempio. Si tratta di un amuleto portafortuna, il cui scopo è aiutarvi nella risoluzione dei vostri problemi. Questo talismano vi supporta e vi infonde il giusto coraggio per superare le avversità. Di questi sacchettini di stoffa, contenenti la preghiera, ne troverete con innumerevoli design e colori diversi.

Omamori

Omamori, un porta fortuna ( waychen_c – Flickr)

Ogni omamori esaudisce un desiderio differente, ma deve essere sempre portato con sé per avere effetto. Badate poi a non aprirli, poiché annullereste i loro benefici. In teoria, dopo un anno dovrebbero essere riportati al tempo dove sono stati acquistati per essere bruciati, ma trovo che sia una fine troppo triste per oggettini tanto caratteristici. Meglio conservarli come ricordo della visita. E proprio perché molto carini e kawaii, possono essere un ottimo regalo per amici e parenti. Io ne ho riportati diversi come souvenir e sono stati decisamente apprezzati.

Al termine della visita

Quando si lascia un santuario è necessario ripetere un piccolo inchino davanti al torii, guardando in direzione della sala principale del culto. Allo stesso modo, superato il cancello di un tempio, va eseguito lo stesso gesto nella direzione dell’edificio principale del complesso. Ora potete proseguire, lasciandovi alle spalle l’area sacra.

La prossima volta che vi recherete presso un tempio o un santuario, non dimenticate queste semplici regole per visitare un luogo sacro in Giappone, in modo da rendere la vostra esperienza ancora più autentica.

 

Fonti

Tradizioni di santuari e templi

“Temizuya”: The Cleansing Ritual

Visiting temples and shrines

The differences between temples and shrines

 

Revisione a cura di DebbieD90

Autore: <a href="https://hanabitemple.it/author/jessica-valli/" target="_self">Jess</a>

Autore: Jess

Innamorata fin da piccola degli anime giapponesi, ha scoperto di amare profondamente questo Paese durante gli anni dell'università. Divoratrice di libri, appassionata d'arte scrive per Hanabi di una delle sue più grandi passioni: il viaggio.

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