Il tengu, il demone giapponese dal naso lungo

da | 28 Luglio 2022 | Articoli, folklore

Avete mai sentito parlare del demone giapponese tengu? Nel mondo degli yōkai, popolato da esseri di tutti i tipi e le fattezze, è considerato una delle entità più famose. A volte raffigurato come corvo, altre con tratti antropomorfi, è una creatura a metà tra il divino e il mostruoso. Abita gli angoli più oscuri di montagne e foreste, è un esperto di arti marziali, un furbo ingannatore e detentore di poteri magici: la figura del tengu è tanto affascinante quanto complessa. È il protagonista di tantissime storie e leggende, e oggi vi introdurremo a lui iniziando proprio da uno di questi misteriosi racconti.

Statua di un tengu presso il santuario shintoista sul monte Takao

Statua di un tengu presso il santuario shintoista sul monte Takao

 

La leggenda di Torakichi e del suo maestro

Era il 1815 a Edo, una modesta cittadina che oggi chiamiamo Tōkyō. Torakichi all’epoca era solo un bambino figlio di mercanti che, nel suo gironzolare, un giorno notò per caso un anziano signore che vendeva medicine in una ciotola presso un santuario.

Sembrava un commerciante come tanti altri, che se ne stava sulle sue in tutta tranquillità. All’improvviso, però, l’uomo saltò nella scodella e questa si librò in aria, trasportandolo via al volo come se nulla fosse. Incredibile!

Il fanciullo era così scioccato da quanto aveva visto che, una volta tornato a casa, non disse nulla ai genitori. La curiosità però era troppa, e lo spinse a tornare presso il santuario anche nei giorni seguenti, osservando di nascosto la scena che continuava a ripetersi puntualmente.

Un giorno, il venditore si accorse di Torakichi e, notando il suo interesse, gli propose di andare con lui per mostrargli molti altri posti interessanti. Dopo l’iniziale titubanza, il ragazzino accettò e i due volarono con il loro strano mezzo di trasporto verso le montagne.

Quando scese il buio, tuttavia, Torakichi cominciò a spaventarsi, soprattutto pensando ai racconti sui demoni che abitavano quel monte. E siccome, dopotutto, era solo un bimbo, l’uomo decise di riportarlo a casa.

Gli incontri tra i due si fecero sempre più frequenti, fino a diventare un appuntamento fisso. In cambio del suo silenzio, ogni giorno il vecchio andava a prendere il bambino e gli insegnava le arti marziali, la calligrafia e l’uso delle armi. La sera lo riportava a casa, al sicuro dalla famiglia.

Questa storia insolita giunse a noi grazie alla penna di Hirata Atsutane (1776–1843), scrittore e filosofo che nel 1820 incontrò proprio Torakichi e lo intervistò. Fu allora che il giovane rivelò che il misterioso individuo che gli fece da maestro per ben 4 anni era nientemeno che un tengu.

 

Alle origini del nome “cane celeste”

Esistono diversi elementi che nel corso dei secoli hanno plasmato l’evoluzione del tengu, il demone giapponese in assoluto più popolare tra gli yōkai 妖怪.

Partiamo innanzitutto dal nome. La parola tengu 天狗 significa letteralmente “cane celeste”, il che può suonare strano dal momento che la creatura in questione, a un cane, non assomiglia affatto. Infatti, gli ideogrammi in origine identificavano un particolare spirito della mitologia cinese, il tiāngǒu.

Questo mostro antropofago era associato alle meteore: sotto forma di spirito benigno portava pace e tranquillità, ma come entità maligna si cibava della luna e scatenava preoccupanti calamità.

In Giappone il termine compare per la prima volta nel Nihon Shoki 日本書紀 (Annali del Giappone), antica cronaca risalente al 720 d.C. Nel libro si narra di una grandissima cometa, il cui frastuono durante il suo passaggio nel cielo era talmente forte che un prete buddhista la chiamò proprio “cane celeste”.

Tuttavia all’epoca i caratteri di “cane celeste”, non venivano letti come tengu, ma come amatsu kitsune アマツキツネ, ossia “volpe celeste”. E anche questa era una creatura di origine cinese, chiamata tiānhú. Secondo le leggende si trattava di una volpe che aveva ottenuto la sua nona coda e acquisito poteri magici solo dopo aver vissuto per mille lunghi anni.

Insomma, possiamo dire che nei tempi antichi regnava una discreta confusione rispetto alle varie tipologie di mostri!

 

Ingresso del santuario di Atago

Il santuario di Atago è un luogo strettamente connesso ai tengu (Tomomarusan on Wikimedia Commons)

 

Il tengu, il demone giapponese dalle sembianze di uccello

Da dove arriva invece l’aspetto di uccello del tengu? Da molto lontano: nientemeno che da Garuda, una divinità di matrice induista dalle sembianze di uccello. Questa sorta di demone dalle ali dorate è il cacciatore per eccellenza di nāga, creature in forma di serpente.

Questa figura venne poi assimilata anche dalla cultura buddhista, diventando uno dei guardiani del Dharma, la legge universale che regola i comportamenti morali degli esseri umani. E in tali vesti sarebbe poi giunta in Giappone, col nome di karura. A supporto di questa ipotesi troviamo un riferimento nei racconti del Konjaku Monogatari 今昔物語 (Racconti del passato e presente), redatto all’inizio del XII secolo. In una di queste storie, infatti, si parla di un tengu che cattura un drago-serpente.

Questa figura possiede inoltre un fortissimo legame con lo yama no kami, la divinità shintoista della montagna che, stando alle leggende, vive nelle foreste e sui monti. E come sua manifestazione, il tengu avrebbe caratteristiche benevole, di guardiano e protettore.

 

Dall’epoca Heian al periodo Kamakura: il tengu assume caratteri malvagi

Con il passare dei secoli e il mutare delle condizioni storiche e culturali, la figura del tengu si arricchisce di sfaccettature nuove, acquistando sempre di più tratti malefici.

In epoca Heian (794-1185) dilagano idee apocalittiche riguardo a una possibile fine della Legge buddhista, il cosiddetto mappō, ossia la “scomparsa del vero Dharma”. Da guardiano e protettore, il tengu diventa ora una creatura del disordine e dell’illusione, che può trasformarsi in donna o in divinità, con lo scopo di sedurre i monaci e allontanarli dalla retta via. Per farlo utilizza ogni sorta di potere magico, fino ad arrivare a possedere o a rapire i poveri malcapitati, portandoli a uno stato di pazzia.

Durante il periodo Kamakura  (1185-1333) si inizia a pensare che esista addirittura una sorta di inferno a sé, il Tengudō  天狗道 (“Via del tengu”), dimora di quegli uomini che non sono riusciti a resistere alle tentazioni del male. Da questo oscuro reame essi avrebbero fatto ritorno in veste di tengu, spiriti vendicativi e re della corruzione.

Questi demoni divengono anche simboli di vanità e superbia, tanto che ancora oggi in Giappone viene utilizzata l’espressione “trasformarsi in un tengu (tengu ni naru 天狗になる) per indicare una persona dai modi presuntuosi.

Scultura di una maschera di tengu col naso rosso al tempio Kuramadera

Scultura di una maschera di tengu col naso rosso al tempio Kuramadera. (Patrick Vierthaler on flickr )

 

Tipi di tengu, il demone giapponese multiforme

L’iconografia di questi demoni si diversifica sempre di più, fino ad arrivare alla nascita di vere e proprie categorie. Di seguito vi illustreremo quelle a oggi più conosciute.

 

Daitengu: potenti creature dal lungo naso rosso

I daitengu 大天狗, come dice il nome “grandi tengu”, sono delle figure imponenti e autoritarie. Presentano solitamente aspetto umano, vestono abiti da eremita, e possiedono grandi ali, faccia rossa e un naso molto lungo. Trascorrono la loro vita in ritiro sulle montagne, meditando e cercando continuamente di perfezionarsi.

Sono molto potenti e intelligenti, il che a volte può renderli ancora più pericolosi: si pensa infatti che la loro rabbia possa causare catastrofi o disastri naturali. Secondo alcune leggende riuscirebbero a scatenare fortissime raffiche di vento o addirittura ad allungare il naso di una persona, solo grazie a un ventaglio magico piumato detto hauchiwa 羽団扇! Un altro elemento a loro associato sono i tradizionali sandali di legno con un solo tacco centrale, a volte chiamati proprio tengu geta 天狗下駄.

Si dice anche che siano maestri di arti marziali, come testimonia la leggenda secondo cui il famoso guerriero Minamoto no Yoshitsune sia stato addestrato da un tengu. E più precisamente, nientemeno che da Sōjōbō, il Re di tutti i tengu, che vive sul monte Kurama.

 

Da guide a veri e propri asceti delle montagne: gli Yamabushi tengu

A partire dal XIII sec., i tengu diventano delle divinità da venerare per gli yamabushi 山伏, gli asceti della montagna. Praticanti della dottrina nota come Shugendō, che fonde insieme Shintoismo e Buddhismo esoterico, si dedicano a superare durissime prove fisiche e mentali per ottenere la salvezza. I tengu non sono più creature malevole e terrificanti, ma tornano ad avere un ruolo di guardiani del percorso degli asceti.

E da semplici guide soprannaturali, questi demoni finiranno poi per essere identificati proprio con gli asceti stessi: in molte storie, infatti, iniziano a comparire tengu vestiti proprio come gli yamabushi.

 

Ukiyoe di Minamono Yoshitsune che combatte con i tengu

Ukiyo-e di Minamono Yoshitsune che combatte con i tengu (Harvard Art Museum)

 

Karasu tengu: i temibili corvi che torturano le proprie vittime

La forma originaria di questo demone del folklore giapponese è però quella del karasu tengu 烏天狗 (“tengu corvo”). Il suo aspetto infatti è del tutto simile a quello di un corvo (karasu 鳥): enormi ali piumate di colore nero e alcuni tratti generalmente umani, come il corpo o i capelli.

Di indole violenta, tratta le sue vittime in modo brutale, torturandole fino a farle impazzire. Abitante delle foreste, colpisce in particolare coloro che danneggiano gli alberi o la natura. Si dice che adori collezionare gingilli e oggetti magici che spesso finisce per perdere a causa della sua eccessiva autostima. Talmente sicuri della loro intelligenza, infatti, i karasu tengu vengono illusi dalle stesse persone che pensavano di poter trarre in inganno con facilità. E l’iconografia del daitengu dal lungo naso rosso sembrerebbe nascere come una sorta di umanizzazione proprio del becco del karasu tengu, reinterpretato in chiave comica.

 

La comparsa dei culti ibridi in Epoca Edo

Durante il periodo Edo (1600-1867) la popolarità del tengu cresce esponenzialmente, tanto da portare alla diffusione di culti legati alla sua figura e alle montagne che abita. Pensate che, secondo un incantesimo rituale per la pratica ascetica conosciuto come Tengukyō, esisterebbero ben 125.000 tengu sotto la protezione di altri 48 potenti daitengu!

A ogni monte considerato sacro dallo Shugendō viene associato un tengu ibrido da venerare, frutto dell’unione di alcune delle divinità buddhiste più temibili. Ne è esempio il famoso culto di Izuna Gongen 飯網権現, un kami dalle sembianze di tengu, nato dalla fusione di cinque divinità differenti e legato principalmente al monte Izuna.

Uno dei luoghi più famosi in cui è possibile ammirare statue di questa divinità e dei tengu in generale è il coloratissimo tempio Takaosan Yakuoin sul Monte Takao, a est di Tōkyō. Legato al Buddhismo esoterico, questo luogo era la base per l’addestramento dei monaci e ancora oggi qui si venerano proprio queste creature. Una golosa curiosità: se vi capitasse di visitare il tempio, sappiate che sul monte potrete trovare negozi che servono i tengu yaki, deliziosi waffle ripieni di crema di fagioli a forma di tengu!

Persona travestita da tengu durante un festival

Persona travestita da tengu durante un festival

 

I matsuri da non perdere

Queste creature diventano protagoniste anche di alcuni tradizionali festival giapponesi, i matsuri. Se ne siete incuriositi e affascinati, vi riporto qui sotto quelli a cui non potete assolutamente mancare:

  • Shimokitazawa Tengu Festival: verso fine gennaio e inizio febbraio, lungo le affollate vie di Shimokitazawa, una parata sfila in abiti da yamabushi o da tengu, lanciando fagioli in segno di buon auspicio.
  • Numata Matsuri: dal 3 al 5 agosto, nella prefettura di Gunma, vengono fatti sfilare vari mikoshi, i tradizionali santuari portatili. Il momento più atteso del festival è l’arrivo del Tengu mikoshi: due pesanti carri, trasportati esclusivamente da donne, compaiono tra la folla con due enormi tengu dal viso rosso e il naso che sembra toccare il cielo.
  • Akutai Matsuri: questo, che tra tutti è di sicuro quello più bizzarro, è definito il “festival degli insulti”. A dicembre nella prefettura di Ibaraki i partecipanti si insultano l’un l’altro mentre percorrono il sentiero che li porta al santuario di Atago, in cima alla montagna omonima. A guidarli lungo il percorso sono tredici sacerdoti che impersonano altrettanti tengu che secondo le leggende vivevano sul monte. Raggiunto il luogo sacro, la folla riceve una benedizione dal capo-sacerdote e i sacerdoti-tengu offrono dolcetti di riso alla folla a scopo propiziatorio.

 

Insomma, alla fine viene da chiedersi: ma quindi, cos’è esattamente un tengu? Non esiste una sola risposta. A questa figura infatti sono stati affibbiati nel corso della storia caratteri spesso contrastanti, a seconda delle necessità del momento: mostro, demone spaventoso, misterioso eremita delle montagne, ma anche spirito, divinità e maestro benevolo. È diventato addirittura un personaggio comico nelle rappresentazioni teatrali.

Ancora oggi, soprattutto nelle remote zone di montagna, continua a mostrare tratti ambivalenti, spaventando e ammaliando al tempo stesso chiunque creda nella sua esistenza. Riteniamo che la sua immagine, seppur di difficile interpretazione, sia una delle più temibili e affascinanti all’interno del mondo degli yōkai. E voi, che idea vi siete fatti del tengu, il demone giapponese dal naso lungo?

 

Fonti:

Mostri del Giappone, Toshio Miyake (cap.2)

Supernatural abductions in japanese folklore

Takaosan.or.jp 

Yokai.com

Japanistry

Red Duck Post

 

Revisione a cura di Silvia C.

Autore: <a href="https://hanabitemple.it/author/valentina-padovan/" target="_self">Valentina (Shiinya)</a>

Autore: Valentina (Shiinya)

Valentina, 27 anni, studentessa di lingue orientali. Sono completamente affascinata dal Giappone, dalle culture straniere e da tutto ciò che è diverso dall'ordinario. Nel tempo libero mangio libri, divoro film e scrivo articoli per Hanabi Temple con l'intento di far conoscere il paese del Sol Levante in tutte le sue più curiose sfaccettature.

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