Anime e Sport di Fabio Bartoli: storie di rivalsa negli spokon

da | 10 Giugno 2021 | Articoli, recensione

Quando pensiamo alle parole “anime” e “sport” non possiamo fare a meno di fare un tuffo nel passato. Soprattutto chi era giovane durante gli anni ’80 e ’90 ricorderà sicuramente alcuni “cartoni animati” diventati ormai iconici, i cui protagonisti calciavano palloni, si proiettavano in coreografiche schiacciate o lottavano sul ring all’ultimo sangue.

Storie che hanno dato vita al genere degli anime sportivi, detti spokon, di cui parla Anime e Sport. Grandi atleti nella realtà e nell’animazione giapponese, il nuovo saggio di Fabio Bartoli in uscita il 10 giugno.

Attraverso un’attenta analisi, Bartoli ci accompagna in un percorso che va dagli inizi del secolo scorso fino ai giorni nostri, esplorando il mondo dello sport e della storia giapponese recente. Viaggio che ho avuto la fortuna di intraprendere in anteprima grazie alla casa editrice Tunué, scoprendo così la  grande passione che l’autore ha per il Giappone. Sì perché Bartoli, oltre che un bravo scrittore, è anche un grande fan del Paese del Sol Levante, e da sempre ama gli anime e i manga. Fin da piccolo infatti si appassiona agli spokon, che gli hanno trasmesso anche l’amore per lo sport. Qualunque sia il vostro anime sportivo preferito è molto probabile che lo troverete spiegato in Anime e Sport, perché pare che Fabio Bartoli non se ne sia lasciato sfuggire nemmeno uno!

Nel mio articolo di oggi voglio darvi solo un assaggio di alcuni temi affrontati nel saggio, che conta più di 300 pagine. E lo farei partendo dalle basi e rispondendo alla domanda: quando inizia il legame tra anime e sport?

Anime e Sport di Fabio Bartoli. Grandi atleti nella realtà e nell’animazione giapponese.

Anime e sport di Fabio Bartoli, Edizione Tunuè

 

Le Olimpiadi come rinascita del Giappone

In Anime e Sport Bartoli parla della storia dello sport in Giappone partendo dalle Olimpiadi, filo conduttore di tutto il libro. Nel 1940 il Paese avrebbe dovuto ospitare i suoi primi Giochi, che però a causa del secondo conflitto mondiale furono annullati. Solo dopo 24 anni e un lungo periodo di riabilitazione il Giappone ebbe la sua seconda chance per riaccendere la fiamma della speranza, in questo caso quella olimpica.

Le Olimpiadi di Tōkyō 1964 divennero così simbolo di rinascita di un Paese massacrato dalla guerra ma determinato a non arrendersi. Fu proprio questa tenacia a ispirare gli autori dell’epoca a creare opere sullo sport e sulla perseveranza dei loro personaggi.

Un esempio calzante è Attack No.1 アタックNo.1 di Chikako Urano, che in Italia conosciamo come Mimì e la nazionale di pallavolo. Il manga uscì 5 anni dopo le Olimpiadi del ’64, che videro la nazionale giapponese di pallavolo portarsi a casa la medaglia d’oro. Ispirato, quindi, alla squadra nipponica delle cosiddette Tōyō no Majō (“le Streghe d’Oriente”), l’opera parla delle fatiche della protagonista Mimì, che si esercita quotidianamente con l’obiettivo di partecipare ai Giochi Olimpici.

Gli allenamenti a cui si sottopongono la pallavolista e gli altri personaggi di storie analoghe sono proprio l’emblema della determinazione giapponese, l’essenza della parola spokon スポ根, coniata dalla contrazione di “sport” e konjō “tenacia”.  Attraverso la storia della ragazza comprendiamo, inoltre, due cose: la prima è la voglia degli sportivi nipponici di raggiungere livelli sempre più alti, che possano portarli alle Olimpiadi. La seconda è che lo sport è ormai divenuto fondamentale anche nel paese del Sol Levante.

 

Il Bushidō negli anime e nello sport

“Farsi strada nel mondo con le proprie forze è difficile e lo è ancor di più farlo rispettando i più nobili valori, ma è l’unica maniera possibile se si vuole mantenere la propria integrità come persona.”

La tenacia e la perseveranza di cui parlavo in precedenza, dunque, hanno un ruolo determinante nella narrazione del saggio. I protagonisti degli spokon vanno avanti a prescindere dalle difficoltà, in nome di tutto quello in cui credono. Un atteggiamento che si può riscontrare in molti anime giapponesi e che, almeno in parte, deriva dal Bushidō.

Questa parola letteralmente significa “via del guerriero” ed è una filosofia che risale al dodicesimo secolo. Anticamente i samurai basavano la propria esistenza sul servire il loro padrone e lo facevano perseguendo degli ideali che condizionavano profondamente la loro vita. Lealtà, onore, ma anche retto comportamento, tanto per citarne alcuni. Tali princìpi sopravvissero anche al declino della classe militare e in tempi moderni hanno finito per influenzare alcuni aspetti della società giapponese moderna. Mi riferisco per esempio all’ambito lavorativo o a quello sportivo. E qui ci ricolleghiamo al discorso iniziale: la ferrea disciplina dei samurai di un tempo si rispecchia nella dedizione dei protagonisti degli spokon, che diventa la principale virtù che li rende unici.

Facciamo un esempio? Captain Tsubasa キャプテン翼, trasmesso in Italia come Holly e Benji – Due fuoriclasse. Il personaggio di Tsubasa (Holly) è certamente talentuoso, al punto che il suo percorso, che comincia nelle categorie giovanili, lo porta in età adulta a giocare addirittura nella nazionale giapponese. Lo stesso vale per il portiere Benji, il centrocampista Tom e gli altri personaggi rilevanti che popolano il mondo dell’anime. Il talento però non è che una parte di ciò che li caratterizza. Puntata dopo puntata vediamo i personaggi crescere e migliorarsi, attraverso una perseveranza che ha dell’incredibile. Ricordate gli allenamenti di Mark Lenders, che si calciava palloni contro le onde del mare mosso? O la sconsideratezza di Julian Ross, che ha giocato per la propria squadra nonostante una malattia cardiaca? È proprio di questo che parlo.

Giovani “samurai moderni” che hanno percorso la loro “via” e hanno infine raggiunto i propri obbiettivi. Personaggi per i quali, va detto, la figura dell’allenatore è stata quasi sempre determinante.

Screenshot dall'anime Holly e Benji del 1986

Holly supera Mark e va verso la porta avversaria. Screenshot dall’anime Captain Tsubasa del 1986 diretto da Hiroyoshi Mitsunobu – Tsuchida Production

 

La figura del maestro

Nella società giapponese la figura del “maestro” è fondamentale in molte discipline. Si tratta di un’espressione della verticalità della società giapponese, basata su rapporti tra sensei/senpai (“maestro/senior”) e kohai (junior). In questo rapporto ci si aspetta obbedienza e rispetto assoluto verso persona più anziana o esperta. Ciò vale anche nel mondo dello sport e nella storia dello spokon possiamo ricordare tantissimi allenatori memorabili, ognuno con le sue caratteristiche e peculiarità, che subiscono trasformazioni importanti nel corso degli anni.

Bartoli parte dalla figura del maestro oni (“orco”, “demone”). Ne è un esempio quello del già citato anime Mimì e la nazionale di pallavolo, per il quale la mangaka si sarebbe ispirata al reale allenatore della squadra delle Streghe d’Oriente, Hirofumi Daimatsu.

“La stampa esultò per il trionfo delle Tōyō no Majō (Streghe d’Oriente) e i commentatori attribuirono inevitabilmente la vittoria alla loro eccezionale determinazione. I critici deplorarono quelli che loro reputavano il fanatismo e la brutalità dell’allenatore della squadra femminile, Daimatsu Hirofumi – il quale sembrava pensare che le ragazze dovessero sopportare deprivazioni e sofferenze paragonabili a quelle patite da lui come soldato in Birmania alla fine della Seconda guerra mondiale – ma erano in minoranza. Le giocatrici stesse gli espressero allora commossa gratitudine per poi riunirsi dopo la sua morte al fine di onorarne la memoria.”

 

Anime e Sport, capitolo 3.1

Siamo davanti a un uomo dai metodi crudeli che mette a dura prova le giocatrici. E stessa cosa avviene in Attacker You! アタッカーYOU!, conosciuto in Italia come Mila e Shiro – Due cuori nella pallavolo. Il primo allenatore di Mila Hazuki è Daisaku Daimon che, come ricorda anche il suo nome, rappresenta il prototipo di allenatore demone. Aggredisce le ragazze sia fisicamente che verbalmente. Mila Hazuki però sembra non starci, e infatti non si piegherà mai alle angherie. La sua ribellione rappresenta una grande innovazione che forse anticipa un cambiamento in corso anche nella società nipponica del tempo.

L’allenatore-demone è infatti un riflesso dei “maestri” giapponesi tradizionali, che in generale sono spesso estremamente severi con i propri allievi. Questa immagine però cambia progressivamente e a testimoniarlo è ancora una volta l’anime di Mila e Shiro. Ad un certo punto della storia, la squadra si trova alle prese con il nuovo coach Dani Mitamura. Un uomo decisamente più moderno, giovane e al passo coi tempi. Mitamura tratta le giocatrici con rispetto, cerca di comprendere i loro problemi e di aiutarle ad esprimere le loro potenzialità. E quindi anche le atlete si sentiranno sempre più riconoscenti verso il sensei, e lo vedranno quasi come un componente della propria famiglia.

Un diverso esempio di maestro è quello che appare in Kyojin no Hoshi 巨人の星, o Tommy la stella dei Giants. Tommy gioca a baseball, lo sport più praticato in Giappone. È allenato dal padre Arthur, ex giocatore professionista, uomo ossessionato da un’occasione persa. A causa di un incidente durante la Seconda guerra mondiale dovette dire addio alla sua carriera sportiva, fatto che lo ha segnato per tutta la vita. Sul figlio egli riversa tutta la sua frustrazione, interpretando così il ruolo dell’allenatore ferito nell’orgoglio. Incapace di rassegnarsi alla realtà, arriva a sacrificare anche la propria famiglia per poter brillare in qualche modo.

Quello che ai noi sembrerebbe un rapporto tossico, viene visto in chiave positiva nell’opera: nonostante la situazione pesante, Tommy prova comunque gratitudine verso il padre. Riprova del fatto che quella del maestro resta una figura imprescindibile della cultura giapponese, verso la quale mostrare comunque rispetto.

Pagine del saggio Anime e Sport dedicate alla pallavolo

Mimì Ayuhara e Mila Hazuki, due icone della pallavolo

 

Le tipologie degli anime spokon

Finora ho parlato di spokon senza particolari distinzioni, ma bisogna dire che in realtà sotto questa etichetta sono raggruppate opere di tanti tipi. Dopotutto, dobbiamo considerare che il genere ne ha fatta di strada ed è stato testimone di tanti importanti avvenimenti storici. Uno ad uno, a partire dai lontani anni ’40, questi fatti hanno lasciato tracce profonde nella società giapponese e nei suoi prodotti, e manga e anime non fanno eccezione.

Gli anime di denuncia sociale

Bartoli approfondisce in maniera piuttosto attenta gli anime di denuncia sociale. Ci sarebbe tanto da dire a riguardo, e certamente un articolo non è sufficiente a sviscerare tutte le opere. Per questo motivo ho fatto una piccola selezione tra gli anime menzionati, scegliendo quelli che mi hanno colpito di più.

Prime fra tutte le opere di Ikki Kajiwara, e nello specifico Tiger Mask タイガーマスク (L’Uomo Tigre) e Ashita no Jō あしたのジョー (Rocky Joe) . Kajiwara fu davvero un pioniere del genere spokon e i protagonisti delle due opere, rispettivamente Naoto Date e Jō Yabuki, sono personaggi che vivono ai margini della società. Teniamo a mente che le due storie furono scritte durante il boom economico degli anni ‘60. Nonostante la crescita economica, in quel periodo la guerra era ancora un mostro che alitava sul collo, e ognuno dei personaggi sopra citati ne è stato una vittima indiretta. Naoto, l’Uomo Tigre, è infatti un ragazzo orfano di guerra, che cresce in ambienti violenti e senza una vera e propria educazione. Anche Jō è rimasto senza genitori dopo il conflitto e come Naoto vive in un ambiente ostile e difficile.

Abbandonati al loro destino i due giovani cercano un riscatto, che trovano dunque nello sport: l’Uomo Tigre pratica il wrestling, che nella versione giapponese è il puroresu プロレス. Jō, in modo simile, manifesta la propria rabbia attraverso la boxe. Queste due discipline sono le valvole di sfogo dei personaggi, che le sfruttano per sfuggire da una società che li calpesta. E, in qualche caso, per raddrizzare torti subiti dai più deboli.

Una forte denuncia sociale la troviamo anche nell’anime di basket più famoso della storia: Slam Dunk スラムダンク di Takehiko Inoue. Un’opera certamente meno cupa delle precedenti, in cui lo spettatore giovane si immedesima facilmente, emozionandosi e ridendo insieme ai personaggi. Aldilà del suo aspetto leggero, però, anche Slam Dunk si focalizza su importanti problemi della società giapponese: violenza e criminalità, che spesso coinvolgono anche i giovani.

Lo stesso Hanamichi Sakuragi, il protagonista dal ciuffo rosso, indossa i panni di un ragazzo che non ha prospettive per il futuro, che passa il tempo a bighellonare o a scatenare risse. Non sa come impiegare la propria energia e si sente intrappolato in una società che giudica fortemente il diverso e che spinge alla competizione. È solo grazie al basket che Hanamichi può ritrovare sé stesso e appassionarsi a qualcosa che lo cambia profondamente, che gli insegna l’importanza della collaborazione e del rispetto per gli altri.

Hanamichi e Rukawa dell'anime Slam Dunk si sfidano a canestro.

Screnshot tratto dall’anime Slam Dunk © Takehiko Inoue – Toei Animation, BIC Studio, TV Asahi

 

Non solo sport, ma anche amicizia e amore

Un’altra categoria di anime spokon di cui ci parla Bartoli è quella in cui la sfera privata è importante quanto la disciplina sportiva. Sono numerose, infatti, le vicende d’amore, d’amicizia e familiari che accompagnano queste storie. Un esempio è Touch タッチ, in Italia passato come Prendi il mondo e vai, tratto dal manga di Mitsuru Adachi. Racconta dell’amicizia fra due fratelli gemelli, Kazuya e Tatsuya, e Minami. I tre crescono insieme finché, una volta diventati adolescenti, i due fratelli non si rendono conto di essere entrambi innamorati della ragazza. Una vicenda in cui la relazione fra i tre prevale sullo sport praticato dai ragazzi e di cui Minami è appassionata: il baseball. I rapporti interpersonali qui non sono solo alla base della storia raccontata, ma ne influenzano tutto l’andamento, sono lo scopo di ogni cosa. Lo sport sembra addirittura passare in secondo piano.

Anche in Mila e Shiro le amicizie sono essenziali, perché sono queste ultime a determinare la riuscita delle partite di pallavolo. Lo stretto rapporto che c’è tra Mila e le compagne di squadra Kaori e Nami le spinge a dare sempre il massimo, con la consapevolezza di avere sempre le spalle coperte. Nonostante le iniziali rivalità sia nel gioco che nell’amore, la loro amicizia avrà il potere di farle ulteriormente brillare nella pallavolo. Il legame di Mila con le compagne è, oltretutto, più importante rispetto a quello tra lei e Shiro, che invece risulta secondario.

Lo sport può essere anche divertimento!

Lo sport infine non è solo serietà e ossessione negli anime, ma può essere anche lo strumento per storie esilaranti ed estremamente leggere. Vi dice niente Dash Kappei ダッシュ勝平? Forse lo ricordate meglio come Gigi la trottola. Gigi è un ragazzo che di sportivo sembrerebbe non avere proprio nulla, né lo spirito né il fisico. È infatti molto basso, ma ciononostante decide di praticare il basket. Il motivo per cui diventa cestista però non riguarda nulla di particolarmente nobile: lui vuole essere ammirato dalle ragazze, e in particolare da Akane, di cui è innamorato. Dash Kappei racconta lo sport in modo diverso, e invita lo spettatore a prendere la vita con più leggerezza. Sono gli anni ‘80 d’altronde, un periodo in cui tutti, giapponesi compresi, cercano di allontanarsi dalle decadi precedenti e guardare alla spensieratezza.

 

Anime e sport di Fabio Bartoli, copertina a cura di Lorenza di Sepio

La bellissima copertina di Anime e Sport, disegnata da Lorenza di Sepio, autrice di “Simple and Madama”

 

Due parole conclusive su Fabio Bartoli e Anime e Sport

Ma veniamo alla mente che sta dietro a questo saggio: Fabio Bartoli. Non è la prima volta che l’autore collabora con la casa editrice Tunué e tra le sue pubblicazioni troviamo i seguenti titoli: Vado, Tokyo e torno. Diario di viaggio nel cuore del Giappone (e anche un po’ più in là); Mangascienza. Messaggi filosofici ed ecologici nell’animazione fantascientifica per ragazzi; Vita da Cartoni. Una microguida del cinema di animazione (scritto in collaborazione con Elettra Dafne Infante) e Cartoon Heroes. Gli artisti di trent’anni di sigle tv (edito KappaLab edizioni) di cui è stato coautore.

Solo leggendo i titoli di questi scritti è facile intuire la passione dell’autore per il Giappone. Se da una parte, infatti, la maggior parte dei suoi libri sono dedicati al mondo dei manga e degli anime, non manca di parlare delle sue esperienze nel Paese, cosa che fa nel primo titolo che ho inserito in lista. Vado, Tokyo e torno è il diario del suo primo viaggio in Giappone in cui racconta il Sol Levante visto attraverso i suoi occhi e il suo cuore.

In Anime e Sport Bartoli scrive infine di sport, altro suo interesse, e lo fa in maniera impeccabile. È riuscito a tenere accesa la mia curiosità durante tutto il periodo di lettura, e a farmi coinvolgere anche da anime che non avevo mai visto. Ho apprezzato in particolare le interviste dello scrittore a personalità importantissime in ambiente sportivo: gli italiani Giuseppe Maddaloni, Dino Zoff, Sara Simeoni (tra gli altri) ma anche Hayato Arima, Andrei Kirilenko, Alija Mustafina, Aleksandr Popov. Atleti ed ex atleti che vengono da tutte le parti del mondo, di cui ho letto con interesse il punto di vista da professionisti. Ciliegina sulla torta la prefazione a cura di Valentina Vezzali, che con le sue parole anticipa perfettamente l’atmosfera che permea il saggio.

Pagine del saggio Anime e Sport dedicate alle interviste sportive

Una delle interviste presenti nel libro

 

Dunque, tirando le somme, io vi consiglio davvero di leggere Anime e Sport, soprattutto se siete appassionati di entrambi gli argomenti. Il libro però si rivela una lettura interessante anche per i nostalgici, che vi troveranno un buon modo per tornare indietro nel tempo e rispolverare anime con tanti anni alle spalle, ma invecchiati benissimo. E perché no, può essere anche un’occasione per cominciare a dedicarsi a un nuovo sport, ispirati dalla tenacia dei personaggi più iconici degli anime spokon.

Autore: <a href="https://hanabitemple.it/author/maria-tamburini/" target="_self">Maria Tamburini</a>

Autore: Maria Tamburini

Laureata in Lingue Occidentali, è da sempre appassionata di culture straniere, in particolare di quella giapponese. Amante di quella parte più pop del Giappone, che comprende manga e anime, è appassionata anche di arte e letteratura. Le piace molto scrivere, ecco perché, per completare le sue passioni, scrive news per Hanabi Temple.

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