Azuma, Murakami e teamLab: l’arte organica dell’effimero

da | 10 Agosto 2021 | arte, Articoli

Nei secoli l’uomo è sempre stato attratto dalla rarità della bellezza per via del suo carattere transitorio. Tutto ciò che è fugace diventa oggetto di fascino e i fiori diventano il simbolo che meglio racchiude questa contraddizione. Gli artisti contemporanei raffigurano la precarietà della vita rifacendosi a nuove iconografie floreali. Ed è così che l’arte organica dell’effimero prende forme concrete, alimentando quella fascinazione per la transitorietà dell’esistenza che è insita nell’animo umano.

Nella cultura nipponica tutto ciò che è ineffabile ha acquisito un significato alquanto singolare: basti pensare alla tradizione dello Hanami e alla fioritura dei ciliegi. In primavera, infatti, l’intera popolazione si riunisce per ammirare la meraviglia evanescente dei sakura (“bocciolo di ciliegio”). La caducità di tanto splendore è vissuta come condizione imprescindibile, insita nel ciclo della vita stessa. Nonostante la realtà iper-tecnologica, i giapponesi hanno saputo mantenere vivo lo spirito dei tempi naturali.

In questo articolo ho l’onore di accompagnarvi nel viaggio attraverso l’arte dell’effimero di Makoto Azuma, Takashi Murakami e del collettivo teamLab. Con le loro opere non convenzionali la rappresentazione floreale si declinerà su più livelli, dal più concreto al meno tangibile.

Installazione multimediale realizzata dal collettivo teamLab. Fiori digitali a contatto con il fruitore sbocciano ed evaporano all'interno di un ciclo vitale

Continuous Life and Death at the Crossover of Eternity, teamLab (2020), Interactive Digital Installation, Endless, Sound Hideaki Takahashi. Credit teamLab SuperNature Macao, The Venetian Macao © courtesy of teamLab

 

L’arte organica dell’effimero in Makoto Azuma 

Makoto Azuma 東 信 (1976-) sceglie di servirsi di fiori veri come elementi scultorei. Dal suo esordio nel 2002 come “florist artist”, oggi è divenuto un artista di fama internazionale. Se in opere come Bottle Flower Collection l’approccio è ancora tradizionale, già con Distorsion x Flowers, compie il primo passo verso una direzione più sperimentale. L’apice di tale ricerca viene raggiunto nel 2017 con Exobiotanica-Botanical Space Flight della serie In Bloom. Con questa impresa, Azuma si allontana non solo da un’idea tradizionale di scultura, ma anche letteralmente “dalla superficie terrestre”, proiettando bonsai e bouquet floreali nella stratosfera.

 

Exobiotanica-Botanical Space Flight

Gli organismi a contatto con l’asprezza di un ambiente ostile, sottoposti alle grandi velocità e agli agenti esterni, modificano la loro conformazione realizzando suggestive composizioni dinamiche. Durante il percorso la figurazione si perde, trasmutandosi nella poesia di forme astratte. Una serie di 12.000 foto testimonia il viaggio delle piante attraverso lo spazio, grazie a telecamere ad alta definizione. L’operazione di Azuma mette in luce la bellezza rifrangente dell’effimerità della vita. In fragile tensione, le funzioni di crescita e decadimento si sfaldano in un battito di ciglia, portando il soggetto a una nuova condizione di esistenza. La dicotomia vita-morte, rappresentata come sfida al limite e al suo superamento, genera una reazione emotiva di profondo impatto.

 


 

 

Frozen Flowers

La resistenza al limite viene indagata nuovamente in una delle ultimissime installazioni dell’artista: Frozen Flowers. In quest’opera, il processo naturale di crescita si ferma, invertendo la rotta del tempo. Sfidando il clima dell’Hokkaido e l’orologio biologico della natura, Azuma utilizza l’operazione di congelamento per conquistare l’eternità di un frangente di vita. L’esistenza organica si cristallizza nel ghiaccio, prodotto da getti d’acqua che si accumulano sui petali. Incisiva è la volontà di ragionare sul senso della caducità della vita. Design e botanica si compenetrano in intrecci di fiori e arbusti di raro fascino. Per Azuma la natura è fondamentale, poiché è la sola che possa svelare la bellezza che permea il mondo. Reinventando l’Ikebana 生け花, l’arte della disposizione dei fiori recisi, egli si pone in una dimensione ricca dell’esistenza organica.

Come vedremo di seguito, diversamente da quanto realizzato da Azuma, Takashi Murakami anestetizzerà totalmente l’iconografia floreale, allontanandosi molto da ogni rappresentazione realistica.

 

Installazione realizzata da Makoto Azuma. Un pino giapponese è cristallizzato nel ghiaccio

Makoto Azuma, Alter Nature We Can – Frozen Pine (2010) © credits Kristof Vrancken/Z33 House Of Contemporary da Flickr

 

Takashi Murakami: l’arte organica dell’effimero e il legame con il capitalismo 

Gli iconici i fiori di Takashi Murakami 隆村上 (1962-) si discostano dalla prospettiva reale, assumendo tratti antropomorfizzati. L’artista fonda il movimento Superflat (“Superpiatto”) nel 2001 a seguito della mostra omonima curata all’interno del MOCA di Los Angeles. Ora, cultura pop e tradizione figurativa del periodo Edo si incontrano, generando una pesante stratificazione delle immagini che risultano così appiattite e svuotate di senso. L’iconografia della società contemporanea, imbevuta di marchi, prodotti di consumo, anime e folklore viene trasformata in un cosmo organico di carattere fantastico specificatamente giapponese. L’analogia che avvicina lo svuotamento culturale alla bidimensionalità della tradizione grafica delle stampe dell’Ukiyo-e, assume quel tipico carattere che Murakami definisce appunto “Superpiatto”. A discapito delle novità delle rappresentazioni, l’artista non perde mai di vista il contatto con la realtà.

 

La fragilità dello splendore capitalista

In quest’ottica, la vividezza dei colori associata all’idea dello splendore decantato dalla cultura capitalista, amplifica l’effetto bidimensionale, creando uno scarto evidente con la realtà tridimensionale. Le fragilità di questo sistema sono emerse violentemente durante l’attuale pandemia: basti pensare per esempio alle conseguenze che si sono ripercosse sul mercato internazionale. L’anno scorso Murakami è stato difatti costretto ad annunciare la caduta in bancarotta della sua società, la Kaikai Kiki. La scelta del soggetto floreale in I fiori crescono in questo mondo e nella terra del Nirvana non è casuale. La rappresentazione, anzi, è in perfetta sintonia con la precarietà di un mondo di luci e plastica colta nella sua lenta disgregazione fisica e morale.

Takashi Murakami, Open Your Hands Wide, Embrace Happiness, 2010

Takashi Murakami, Open Your Hands Wide, Embrace Happiness! (2010) © Raffi Asdourian da Flickr

 

 

teamLab: oltre i confini dell’effimero

L’attività del teamLab, collettivo artistico fondato nel 2001 da Toshiyuki Inoko, sovverte la dinamica dello svuotamento instaurata da Murakami. Artisti, ingegneri, animatori CG, matematici e architetti che, insieme, sono riusciti a incantare milioni di sguardi realizzando ambienti immersivi di puro genio. La fluidità del mezzo digitale, interagendo con la delicatezza delle entità naturali, scardina le concezioni di limite, tempo e spazio. Opere come Continuous Life and Death at the Crossover of Eternity sprigionano la potenza di una natura vibrante interconnessa al cosmo, che ritrova il suo battito vitale nella relazione con l’uomo.

 

MORI Building DIGITAL ART MUSEUM: teamLab Borderless

Una delle imprese più affascinanti del teamLab è il MORI Building DIGITAL ART MUSEUM: teamLab Borderless di Tokyo. Entrando nel museo si è avvolti da un turbinio di petali, farfalle, erba, acqua e luci che ci richiamano a uno stato di profonda contemplazione. I fiori si fanno evanescenti, apparendo e scomparendo nell’immagine digitale: si susseguono in un ciclo eterno di nascita e morte entrando in contatto con la corporeità. Le categorie si mescolano ed evaporano nell’immaterialità della luce, realizzando il tessuto della visione.

 

Trascendere i limiti

La ricerca del teamLab è volta all’annullamento dei confini fisici che separano il singolo dall’ambiente, nel tentativo di superare i limiti imposti dalla condizione umana.

In questa prospettiva, l’interazione assume un ruolo chiave nella dinamica espositiva degli ambienti: una volta entrati, infatti, veniamo spronati a esplorare attivamente lo spazio. Seppur catapultati in una dimensione artificiale, la forza del legame dell’uomo con la natura non viene meno. Anzi, lo spazio ci permette piuttosto di connetterci a essa in modo più intimo e libero. Il teamLab inonda di nuova luce la fascinazione per gli equilibri e i tempi naturali della vita. E lo fa avvalendosi proprio di quelle tecnologie che negli anni hanno contribuito al superamento dei ritmi biologici.

 

l'arte organica dell'effimero, Vista dell'esposizione del MORI Building DIGITAL ART MUSEUM di Tokyo. Nell'installazione immersiva fiori digitali a contatto con il fruitore sbocciano ed evaporano all'interno di un ciclo vitale

teamLab Exhibition view of MORI Building DIGITAL ART MUSEUM teamLab Borderless, (2018), Odaiba, TokyoCredit teamLab Borderless, Tokyo © courtesy of teamLab

 

Il filo dell’arte organica

Seguendo un invisibile filo rosso, passando dalla concretezza di Azuma all’immaterialità del teamLab, si rintracciano i segni della storia d’amore tra l’uomo e Madre Natura. Come abbiamo visto, nell’ultimi vent’anni, l’arte giapponese si eleva alla ricerca del bello e dell’armonia indagando e rinnovando il rapporto con il mondo naturale. Nell’arco di questo viaggio, l’unicità del genio riesce a cogliere e rappresentare un tema inafferrabile come quello dell’arte organica dell’effimero. Non si tratta più della sua semplice raffigurazione, ma è il tentativo di scavare più a fondo. Grazie a questi artisti contemporanei l’effimero rivendica il suo status di elemento originario della vita stessa, trovando nella bellezza la sua anima vitale. Un sentimento incapace di esaurirsi, che svela la sua presenza solo nell’incontro tra lo sguardo vigile e la vita naturale, in quell’attimo di percezione dell’eternità viva.

Fonti

Azuma Makoto website
Azuma Makoto’s Frozen Flowers challenge the laws of nature, blooming in a cold spring
Japan Art: Takashi Murakami tra Pop Art e Superflat
Takashi Murakami: la bancarotta e il film annullato
teamLab website
Intervista al teamLab di Marco Aruga

 

 

Revisione a cura di Silvia C.

Autore: <a href="https://hanabitemple.it/author/erika-cammerata/" target="_self">Erika Cammerata</a>

Autore: Erika Cammerata

Storica e critico d'arte laureata in Arti multimediali e tecnologiche presso l'Accademia di Belle Arti di Roma, scrivo per diverse riviste e webmagazine di arte contemporanea. Appassionata di anime e cultura nipponica ho studiato lingua giapponese presso l'Istituto di Cultura Giapponese di Roma, proseguendo negli anni a coltivare il mio amore per la terra del Sol Levante attraverso lo studio e l'analisi degli artisti contemporanei giapponesi.

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